- Barca a vela
- 2023
- 15 m
Hanse 460
Castiglioncello, Toscana
- 10 posti letto
- 3+1 cabine
- 2 WC
Il mondo della barca a vela non è fatto solo di destinazioni paradisiache e vacanze in completo relax, ma è una realtà dove collidono esperienza, tecnica e, soprattutto, terminologie specifiche. Chi di voi in possesso di patente nautica sa di cosa stiamo parlando, e chi ha già fatto esperienza in barca con qualche skipper avrà imparato sicuramente qualche termine: in ogni caso, possiamo affermare che il lessico dei velisti sia quasi una lingua a sé stante, che permette di identificare correttamente le varie parti della barca e di operare le giuste manovre.
Avere uno skipper in barca ti permetterà di avvicinarti ancora di più a questo fantastico mondo e di scoprirne le sue sfaccettature; nel frattempo, abbiamo redatto una guida pratica alle espressioni marinaresche più colorate, per capire davvero di cosa stiamo parlando e per prepararti al meglio alla tua prossima avventura in mare!
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Tirare dentro la mutanda: no, nessuno ti sta chiedendo di sistemarti bene i pantaloni o di aggiustare il costume; questa espressione fa riferimento al fiocco, la vela che si trova a prua, da spostare manualmente quando resta bloccato sulla ringhiera (detta battagliola).
Cazzare la randa: probabilmente questa è l’espressione marinaresca più conosciuta al mondo, eppure molti non sanno a cosa si riferisca con esattezza: la randa è la vela principale e “cazzare” significa issarla, tirarla su.
Legarsi al corpo morto: se le frasi ambigue non fossero abbastanza, ecco un’espressione a dir poco bizzarra; tranquilli, non c’è nessun cadavere da occultare in mare: un corpo morto è un corpo pesante (come un blocco di cemento) al quale viene legata una catena e che viene gettato in mare per ancorare con sicurezza. È una tecnica usata da molti skipper e marinai per garantire un ancoraggio stabile.
Batticulo all’ormeggio: il lessico marinaresco non include parolacce, almeno non quando si riferisce a determinate parti della barca… Il batticulo è il nome di una cima d’ormeggio che solitamente viene fissata a poppa e a prua per impedire che l’imbarcazione si sposti dalla banchina e che non oscilli. In molti casi, viene detta anche spring.
Mollare il pappafico: la bellezza di questa espressione va oltre il mondo nautico, poiché spesso viene usata anche nel linguaggio quotidiano. Mollare il pappafico significa adattare la barca ad un’andatura più lenta, mentre proiettato nella vita di tutti i giorni, può voler dire rassegnarsi agli eventi, arrendersi. Il nostro consiglio di vita? Mai mollare il pappafico! In barca, invece, valutate a seconda della situazione :)
Regolare il paterazzo: questa è un’operazione da veri professionisti della vela. Con forte vento, è necessario saper regolare in maniera efficiente le vele, per garantire una navigazione sicura. Per smagrire la vela di prua bisogna regolare il paterazzo, la cima che collega la testa dell’albero alla poppa e che a sua volta ne regola la tensione dell’albero.
Fare una strambata: no, le barche a vela non hanno un clacson per fare strambate. Si tratta di una virata di poppa, spesso causata da un cambio repentino della direzione del vento. Data la natura involontaria della manovra, la sua pericolosità sta nel passaggio del boma (la trave orizzontale che tiene tesa la base della vela) al di sopra della coperta, che può colpire e ferire chi è a bordo. Per evitare che ciò accada, spesso vengono usate delle ritenute che mantengano il boma in posizione durante la navigazione.
Andare di bolina: last but not least, un’andatura molto particolare che permette di risalire il vento sfruttando la portanza, cioè la differenza di pressione che si genera sulle vele quando si crea un angolo tra esse e il vento. Per navigare controvento è necessario procedere con un’andatura a zig zag.
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